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produrre energia dai rifiuti

Produrre energia dai rifiuti per ridurre le importazioni di gas dalla Russia. Intervista a Luca Mariotto di Utilitalia

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Produrre energia dai rifiuti – Nel terzo appuntamento con la mini-rubrica di approfondimento sui temi della sostenibilità ambientale, questa settimana Habitante affronta il tema della produzione di energia dai rifiuti. Una soluzione ancor più urgente e attuale in questi ultimi mesi in quanto la guerra Russia – Ucraina ha causato anche una crisi energetica legata all’aumento del costo delle materie prime.

Habitante ne parla con l’esperto Luca Mariotto, Direttore del settore Ambiente di Utilitalia.

Come funziona la produzione di energia dai rifiuti?

Dai rifiuti residui, dagli scarti del riciclo e dai rifiuti speciali, tutti flussi non più utilizzabili come fonte di materia, è possibile ricavare energia. Gli inceneritori di rifiuti producono infatti ogni anno circa 6,7 milioni di MWh tra energia elettrica e termica. Complessivamente questa energia soddisfa il fabbisogno di 2,8 milioni di famiglie.

Quindi, chiudere correttamente il ciclo dei rifiuti non rappresenta solo un vantaggio dal punto di vista dell’economia circolare e per la protezione dell’ambiente. Ma può dare un forte contributo alla decarbonizzazione.

Il trattamento dei rifiuti organici è un’altra fonte importante di energia. In Italia infatti vengono prodotti circa 130 milioni di metri cubi di biometano.

Tra l’altro il 100% dell’energia prodotta dagli impianti di digestione anaerobica e circa metà di quella prodotta dagli inceneritori è energia rinnovabile. Contribuisce pertanto, sostituendo l’utilizzo di combustibili fossili, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti ed alla lotta ai cambiamenti climatici.

Luca Mariotto
Luca Mariotto, Direttore del settore Ambiente di Utilitalia – foto per gentile concessione di Utilitalia

Produrre energia dai rifiuti può essere una soluzione per ridurre le importazioni di gas dalla Russia?

Secondo le nostre stime, realizzando gli impianti di incenerimento con recupero di energia necessari alla corretta gestione dei rifiuti e al raggiungimento degli obiettivi delle direttive sull’economia circolare, e valorizzando al contempo tutto il potenziale del biometano dai rifiuti a matrice organica, si otterrebbe un risparmio nelle importazioni di gas dalla Russia di quasi il 5%.

Gli obiettivi fissati dalle direttive europee sull’economia circolare prevedono, entro il 2035, il raggiungimento del 65% di riciclaggio effettivo e un utilizzo della discarica per una quota inferiore al 10%. Con la copertura del deficit impiantistico al 2035, da noi stimato per 3,2 milioni di tonnellate per il trattamento dell’organico e 2,7 milioni di tonnellate per il recupero energetico, il contributo aggiuntivo del biometano dal trattamento della frazione organica da rifiuti e dell’energia elettrica rinnovabile degli inceneritori potrebbe soddisfare rispettivamente le necessità energetiche di circa 230.000 e 460.000 fa­miglie. Pari a circa, rispettivamente, 700.000 e 1,4 milioni di abitanti ogni anno.

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Dott. Mariotto, qual è la situazione italiana tra impianti a biometano e termovalorizzatori?

Gli attuali impianti di trattamento dei rifiuti urbani sono numericamente insufficienti e mal dislocati sul territorio. Costringendo così il nostro Paese a continui viaggi dei rifiuti tra le regioni e a ricorrere in maniera ancora eccessiva allo smaltimento in discarica.
Soprattutto nel Mezzogiorno si registra una grave carenza impiantistica e, se non si inverte questa tendenza, difficilmente l’Italia riuscirà a centrare i target europei al 2035.

Aumentare la capacità di trattamento degli impianti è quindi fondamentale per chiudere il ciclo dei rifiuti. Perché la raccolta differenziata produce scarti che vanno smaltiti nella maniera ambientalmente più corretta e perché il recupero energetico – con conseguente produzione di energia rinnovabile – evita lo smaltimento in discarica.
Ci tengo inoltre a evidenziare che tutti i dati dimostrano che la raccolta differenziata e gli impianti non sono due elementi contrapposti. Anzi, i territori che registrano le percentuali più alte di raccolta differenziata non a caso sono proprio quelli in cui è presente il maggior numero di impianti.

impianto produzione energia da rifiuti
L’impianto per la produzione di Css (Combustibile solido secondario) dal rifiuto secco nell’impianto di Fusina, all’interno dell’Ecodistretto di Porto Marghera (Ve) – foto per gentile concessione di Utilitalia

Quali interventi strutturali sono necessari per portare a regime il ciclo di produzione di energia alternativa, in ottica di economia circolare?

Come detto, per raggiungere gli obiettivi europei, il fabbisogno impiantistico italiano al 2035 ammonterà complessivamente a 5,8 milioni di tonnellate. Serviranno almeno 30 impianti per il trattamento dei rifiuti organici e tra i 4 e i 5 impianti per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili. L’impegno degli italiani nella raccolta differenziata deve essere premiato da un sistema che sia in grado di valorizzare al meglio i rifiuti, anche dal punto di vista energetico. Ma per adeguare l’assetto impiantistico del Paese è necessario vincere delle resistenze, soprattutto in alcuni territori, e accelerare al contempo le procedure autorizzative.

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Pillole di curiosità – Io non lo sapevo. E tu?

  • Secondo l’European Biogas Association oggi l’Europa conta circa 20.000 impianti di biogas e biometano.
  • Francia, Italia e Danimarca sono i paesi con il maggior aumento del numero di impianti di biometano negli ultimi anni.

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