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Che cos’è il PIB? Scoprilo insieme ad Habitante

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Il PIB non è altro che il prodotto interno bicicletta. Sembra uno scherzo ma è la pura verità.

Proprio così, questo perché Legambiente si è impegnata nel calcolo dettagliato di ipotetici introiti e risparmi dovuti dall’eventuale utilizzo della bicicletta in Italia. Andiamo per gradi.

Nel 2008 si stima che i km di piste ciclabili in Italia fossero circa 2900, nel 2015 siamo arrivati a circa 4200. Le percentuali sono quasi raddoppiate. Ma c’è un dato a dir poco allarmante. Sempre nel 2008 la percentuale di italiani che percorreva le piste ciclabili era del 3,6%. Nel 2019? 3,6%. Non è cambiato nulla. Le piste ciclabili sono praticamente raddoppiate eppure l’italiano preferisce il motore alla pedalata.

Triste ma vero. Questo dato fa male a tutti, fa male al nostro Paese e alla nostra salute. Ma non solo, fa male anche alla nostra economia. Il PIB di oggi fatturerebbe 6 miliardi di euro, il doppio di grandi aziende come la Ferrari ad esempio. Purtroppo non viene preso in considerazione un giro d’affari di un potenziale esagerato.

Shutterstock – lemono

Il PIB genera il suo valore secondo due differenti canali: c’è il canale diretto, ovvero tutti coloro che producono, vendono o riparano biciclette; e poi c’è un canale indotto, ovvero tutti quegli introiti di cui lo Stato potrebbe godere se i cittadini fossero più in forma, se le strade non fossero trafficate e quelli provenienti dal risparmio dei costi ambientali dovuti dai gas serra.

I parametri di studio sono svariati: si passa dalla filiera produttiva (valutata oltre il miliardo) a quella della salute (anch’essa super il miliardo di euro di introiti). Si parla di migliori condizioni di salute dei bambini (960 milioni di euro) fino alle assenze ridotte sui posti di lavoro (circa 200 milioni). Numeri importanti, che parlano chiaro.

Eppure gli italiani che utilizzano la bici per andare a scuola o lavoro sono sempre gli stessi. Ma perché?

Secondo il Alberto Fiorillo, responsabile trasporti di Legambiente, “gli utenti delle bici sono in calo non perché non c’è una domanda di nuova mobilità, ma perché le infrastrutture sono fatte male” e “per questo non accolgono utenza e non sono competitive”.

Fortunatamente qualche cosa si sta muovendo. A testimoniarlo i servizi di bike sharing sono sempre più in voga nella penisola. Anche la disponibilità media di parcheggi a disposizione per le biciclette è aumentata (dal 9% al 12%) e questo è di buon auspicio per il futuro.

A bloccare però il cittadino italiano sono le piste ciclabili troppo spesso realizzate in spazi marginali, ai bordi delle strade. La sicurezza non si percepisce, anzi si ha paura di andare in bici. Gli standard costruttivi sono illogici e incoerenti, talvolta al centro delle piste spunta un palo o i percorsi non hanno segnaletica stradale. Spesso si può imboccare una pista ciclabile e non capire quando finisce, ritrovandoci all’improvviso in strada fianco a fianco con veicoli a motore.

Questo è un peccato, perché l’Italia ha delle bellissime piste ciclabili per quanto riguarda la giornata fuori porta. Pecca negli spostamenti della vita di tutti i giorni.

semaforo pista ciclabile habitante
Shutterstock – seewhatmitchsee

Gian Luca Galletti, già Ministro dell’ambiente nella scorsa legislatura, ha annunciato il finanziamento di quasi 100 progetti per migliorare la ciclabilità in Italia. “Quando questi progetti saranno realizzati, in tempi brevi si vedranno i risultati”.

Speriamo arrivino al più presto, l’Italia ha bisogno di tenere il passo degli altri Paesi, permettendo ai propri cittadini di spostarsi facendo sport, senza inquinare e magari aiutando la nostra economia grazie al PIB.

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